Le Nazioni Unite riferiscono che il reclutamento di bambini-soldato nella guerra civile in Sud Sudan continua a crescere: si stima che ci siano circa 11mila – ma probabilmente molti di più – bambini tra gli 11 e i 17 anni divisi tra esercito ribelle e governativo. Questi ragazzini vengono solitamente rapiti mentre sono a scuola e obbligati a seguire il training per diventare delle macchine da guerra. nel caso decidono di ribellarsi, vengono puniti duramente. Se qualcuno si sente male durante gli spostamenti viene abbandonato a sé stesso. Se qualcuno di loro chiede perché devono entrare nell’esercito, la risposta che ricevono è: “per difendere la tua tribù”.
Alcuni di questi bambini però, riescono a scappare senza farsi prendere e riescono a raggiungere il campo di Bentiu gestito dalle Nazioni Unite. Qui la loro vita non è molto più facile: non sono più combattenti in prima linea della guerra civile, ma rimangono dei soggetti vulnerabili in un campo, dove vivono circa 47mila persone in file infinite di tende in mezzo a pozzanghere fangose.
Nonostante alcuni esponenti di alcuni gruppi ribelli, come lo SPLA, sostengano che non tutti i gruppi armati inseriscono ancora bambini-soldato tra i loro ranghi e che le organizzazioni internazionali generalizzano troppo, a causa dei quasi inesistenti segnali di pace tra le parti, è possibile che il reclutamento forzato negli eserciti di bambini sotto i 15 aumenterà.
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