Circa una settimana fa è stato registrato il primo caso di COVID-19 in Kenya. Il lavoro della nostra associazione in merito al virus è iniziato già da qualche settimana: forti (purtroppo per un verso) dell’esperienza italiana, abbiamo potuto mettere in guardia lo staff e i beneficiari keniani e iniziare a informarli sulle misure necessarie per evitare un’eventuale diffusione del virus.
Rispondiamo ai provvedimenti, non solo al contagio
Adesso che il contagio è un pericolo reale a Nairobi, stiamo lavorando per proteggere la salute dei nostri bambini adottando delle misure di emergenza che di giorno in giorno miglioriamo o aggiustiamo a seconda delle circostanze. Perché, oltre a prenderci cura dei nostri beneficiari, stiamo anche cercando di rimediare e di adattarci alle misure che il governo sta prendendo per, in teoria, contenere la diffusione del virus.
Il governo keniota sta adottando dei provvedimenti a noi ben noti, dal chiudere le scuole al vietare assembramenti, dall’impedire gli spostamenti in entrata e in uscita dal paese al fermare le attività commerciali non essenziali.
Purtroppo però, in un contesto come quello di Nairobi e delle sue baraccopoli, molte di queste misure possono fare più male che bene.
Il provvedimento più “pericoloso”
La chiusura delle scuole è un grande problema da gestire per la nostra associazione. Le nostre scuole primarie non sono solo il luogo in cui i bambini hanno la possibilità di istruirsi, ma anche e soprattutto il modo più efficace per tenere i bimbi lontano dai pericoli degli slum, dal lavoro in discarica e dalla malnutrizione. Senza la scuola, i bambini rischiano di essere esposti alle violenze e agli abusi tanto frequenti all’interno delle baraccopoli e di essere spinti a tornare in discarica a lavorare per portare in tavola quel pasto che, normalmente, offriamo loro all’interno del compound scolastico.
Lo sforzo è enorme, ma ci stiamo lavorando
Il mantra che sta accompagnando questo nostro periodo di quarantena, “Restiamo a casa”, non è purtroppo una misura efficace in un contesto in cui le case sono baracche di pochi metri quadrati, ammassate le une sulle altre, in cui convivono famiglie molto numerose e dove non ci sono né acqua né servizi igienici essenziali.
Ogni regola basilare per evitare il contagio, per noi quasi scontata, diventa una corsa a ostacoli in un contesto in cui non c’è acqua per lavarsi le mani, gli spazi sono troppo ristretti per poter rispettare la distanza di sicurezza, le persone deboli e vulnerabili rappresentato la maggior parte della popolazione.
Grazie alla collaborazione dello staff italiano e di quello keniota e al sostegno che molti di voi ci stanno offrendo anche in termini economici, portiamo avanti un piano di prevenzione che prevede una serie di attività e di obbiettivi, per evitare il contagio e per tutelare la salute dei nostri bambini e delle loro famiglie.
Vi terremo aggiornati su tutto.
Se vuoi supportare il nostro Piano di Prevenzione Coronavirus, puoi fare qui la tua donazione.
Grazie!