salute

Giornata mondiale della salute: cosa sta succedendo in Africa

Il 7 aprile è la giornata mondiale della salute. Lo slogan del 2021 dell’OMS è chiaro: 

It’s time to build a fairer healthier world for everyone everywhere

È tempo di costruire un mondo più giusto e più sano per tutti, ovunque.

L’11 maggio 2020 lo stesso OMS lanciava un allarme: la diffusione del COVID nel continente africano. Mentre molti Stati (se non la stragrande maggioranza del mondo), iniziava a prendere provvedimenti rispetto al distanziamento sociale e alle quarantene, l’OMS pubblicava uno studio: secondo le stime OMS, in Africa, si sarebbero raggiunti 190.000 morti per COVID-19, con oltre 44 milioni di contagi se non fossero state attuate le misure di contenimento che tutti noi oggi conosciamo.  I sistemi sanitari africani, infatti, non sono in grado di reggere il peso dei recoveri. Di certo, non sono presenti infrastrutture sanitarie per contenere tali numei.  Lo studio di marzo 2020 apriva il grande vaso di pandoro della sanità in Africa: negli ospedali – dove presenti – in media ci sono 9 posti letto di terapia intensiva ogni milione di abitanti. 

Giornata mondiale della salute: i dati di oggi

Oggi, Giornata Mondiale della Salute, si contano 4.181.995 casi di COVID accertati nel continente africano. I morti dall’inizio della pandemia sono 111.881.  Un successo? No. Mancano i tracciamenti e mancano le cure. Infatti, un test di screening ha mostrato i veri dati: si stima un caso di COVID ogni undici abitanti. La verità è che i dati sono sottostimati. Gli ospedali sono alle stremo, l’ossigeno manca. Secondo un esperimento a Lusaka, in Zambia, del febbraio 2021, su 364 persone morte tra giugno e settembre, 70 avevano il COVID. Di queste, solo 6 avevano ricevuto un tampone positivo. 51 dei 70 deceduti, non solo non aveva potuto fare un tampone, ma non era nemmeno stato curato. Si tratta di un vero e proprio paradosso africano: secondo le stime, in Africa il COVID è al 45esimo per causa di morte; nel resto del mondo al 12esimo. Nessuna risposta dell’organismo differente rispetto a quello Occidentale: solo il Sudafrica è stato in grado di tracciare realmente i casi di COVID sul territorio. Non meno importante, la media di età dei contagiati si aggira attorno ai 48 anni. Soffrivano tutti di AIDS, o diabete, o ipertensione, o tubercolosi. Il 10% dei morti erano bambini o adolescenti. 

COVID-19 IN KENYA

A inizio aprile in Kenya i casi confermati sono 134.058. Alcune aree, tra cui Nairobi, Kajiado, Kiambu, Machakos e Nakuru sono stati dichiarati disease infected areas.  La terza ondata si sta abbattendo con pericolosità sull’Africa. In Kenya scarseggiano i posti in terapia intensiva. Ma:
It’s time to build a fairer healthier world for everyone everywhere.
Lo è sempre stato, ma il COVID-19 ha reso chiaro quanto sia importante l’infrastruttura sanitaria in ogni Paese. Soprattutto in Africa. Soprattutto in quei Paesi in cui di infrastrutture sanitarie funzionanti non ce ne sono mai state.

Giornata mondiale della salute: gli slum

Oggi Nairobi è un disease infected areas. Da un anno a questa parte, le misure stringenti protratte in Kenya contro la dispersione del COVID-19 hanno costretto in casa bambini e donne. Bambini e donne che subiscono maltrattamenti, che vivono in forti situazioni di disagio, che subiscono violenze da parte di padri e mariti. Il peso più grande della pandemia lo stanno subendo loro: con le scuole chiuse, i bambini non possono raggiungere l’unico pasto garantito delle giornate; le donne non possono lavorare nel tentativo di sostenere la propria famiglia. Non è solo una crisi sanitaria: è una crisi soprattutto femminile. Il COVID-19 ha avuto più conseguenze sulle donne: in larga parte in Occidente, ma soprattutto nei Paesi del Sud del mondo. Contribuisci anche tu: it’s time to build a fairer healthier world for everyone everywhere. Soprattutto in Africa. Soprattutto in Kenya. Contattaci per saperne di più. Seguici per ascoltare le nostre storie.    

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